Grano, pasta e riso, obbligo di origine in etichette

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«L’aumento dell’8% delle esportazioni nei primi di cinque mesi del 2017 dimostra quanto l’Italia guadagna dall’internazionalizzazione. Per portare più Pmi a internazionalizzarsi dobbiamo concludere accordi commerciali come quello con il Canada ma allo stesso tempo dobbiamo tutelare i consumatori e i lavoratori con regole chiare e trasparenza sui prodotti commercializzati
Da metà febbraio avremo etichette più trasparenti sull’origine di riso e grano per la pasta. È una scelta decisa compiuta insieme al Ministro Calenda che anticipa la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l’Ue”.
Queste le parole del Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per spiegare il via libera al decreto che per un periodo sperimentale di due anni introduce in Italia l’obbligo dell’indicazione d’origine in etichetta per il grano da pasta ed il riso.  
I due decreti interministeriali per introdurre in via sperimentale, per due anni, l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichettarono stati annunciati dai ministri delle Politiche e dello Sviluppo Economico, Maurizio Martina e Carlo Calenda, i quali hanno precisato che i provvedimenti ricalcano la norma già in vigore da aprile scorso per i prodotti lattiero caseari.

“È un passo storico – ha dichiarato Maurizio Martina – che abbiamo deciso di compiere in attesa della piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Puntiamo così a dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, tutelare i produttori e rafforzare i rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Con questa decisione l’Italia si pone – aggiunge –  all’avanguardia in Europa sul fronte dell’etichettatura, come chiave di competitività per tutto il sistema italiano. Chiediamo con ancora più forza oggi all’Unione europea – incalza di fare scelte coraggiose, di dare ai cittadini e alle aziende risposte concrete. Tanto più davanti alla conclusione di accordi commerciali internazionali che rappresentano un’opportunità da cogliere e che dovranno essere accompagnati da scelte sempre più forti per la trasparenza e la massima informazione in grado di unire al meglio protezione e promozione delle nostre esperienze agroalimentari”.

Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
 
    1    a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
 
    1    b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.
 
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
 
Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.
 
Il provvedimento prevede che sull’etichetta del riso devono essere indicati:
 
    1    a) “Paese di coltivazione del riso”;
    2    b) “Paese di lavorazione”;
    3    c) “Paese di confezionamento”.
 
Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
 
Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende a nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte.